Negli anni ’80 per vedere i Gruccioni si andava in Maremma, o in poche località dell’entroterra dove la specie iniziava gradualmente a nidificare, preannunciando quella che sarebbe stata la futura espansione dell’areale della specie.
Il Gruccione (Merops apiaster) è un uccello dal piumaggio coloratissimo, che condivide questa caratteristica con altri due appartenenti all’ordine dei Coraciiformes presenti in Europa: il Martin pescatore e la Ghiandaia marina.
Il nome del genere deriva da Merope, figura della mitologia greca (una delle Pleiadi), ma indica anche un uccello che mangia le api, ed il concetto è ribadito nel nome specifico apiaster, che in latino ha lo stesso significato.
In effetti il Gruccione si nutre prevalentemente di Imenotteri, ma anche di altri grandi Insetti (come libellule, farfalle, cicale e coleotteri) che cattura in volo partendo di solito da un posatoio che può essere un ramo o un filo della luce.
Dopo aver catturato un’ape, una vespa o un calabrone, per evitare problemi con il veleno il predatore neutralizza il pungiglione sbattendo l’animale su una superficie dura, procedura che viene saltata nel caso di insetti innocui.
Oggi la specie nidifica in gran parte della Toscana, ed è possibile osservare facilmente il Gruccione anche sul Montalbano; rispetto alle grandi pareti sabbiose di un tempo, qui si è adattato a scavare il nido sui bassi cigli delle ulivete.
Una recente pubblicazione del Centro Ornitologico Toscano (“Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti in Toscana”) fotografa fedelmente queste variazioni, confrontando la situazione attuale con quella dell’Atlante 1982-86.