Padule di Fucecchio, storia dell’area protetta
Dopo l’approvazione della L.R. 49/95 sulle aree protette, le Province di Pistoia (1996) e Firenze (1998) istituiscono due Riserve Naturali regionali che tutelano rispettivamente 207 e 25 ettari della zona umida (totale 232 ettari); il resto del Padule è classificato come Area Contigua (2908 ettari).
Negli anni successivi il Padule di Fucecchio ottiene altri riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: ne parliamo ora, con un minimo di anticipo sulla storia, per consentire un più facile confronto fra le diverse cartografie, e per gli effetti che tali riconoscimenti avranno sulle norme di tutela dell’area protetta.
Con la L.R. 56/2000 la Regione Toscana, ai sensi delle Direttive Comunitarie “Habitat” e “Uccelli”, inserisce nella Rete Natura 2000 (aree di particolare pregio naturalistico) i due SIC-Siti di Interesse Comunitario (diventati poi ZSC-Zone Speciali di Conservazione nel 2016) e ZPS-Zone di Protezione Speciale denominati “Padule di Fucecchio” e Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone” per un totale di 2500 ettari.
Nel 2013 il Ministero dell’Ambiente decreta l’inserimento del Padule di Fucecchio, con il Lago di Sibolla e il vicino Padule di Bientina, fra le zone umide di interesse internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar; i confini corrispondono a quelli dei due SIC-ZPS individuati dalla Regione Toscana.
La perimetrazione dell’Area Ramsar, ricalcando quella dei SIC-ZPS, purtroppo ancora una volta esclude la parte del Padule che si trova a sud del Ponte di Cavallaia, e che invece è inserita nell’Area Contigua della Riserva Naturale: una discrepanza che comporta alcune differenze nelle norme di tutela.
A distanza di molti anni, ad oggi siamo ancora in attesa del riconoscimento ufficiale da parte della commissione Ramsar, che stranamente è invece arrivato (anche se solo nel 2025) per le aree di Sibolla e Bientina; un boicottaggio, o più probabilmete un disguido che speriamo venga risolto al più presto.
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